LA

SCHEDA

DI

ANYA SIANNODEL

 

Forza

 40

Agilita'

40

Carisma

30

Intelligenza

30

Magia

10 + 5

 

NOME PG ANYA SIANNODEL
CARICA Abitante
VILLAGGIO VAGABONDA
RAZZA-CLASSE MEZZ'ELFA - DUELLANTE
ALLINEAMENTO  CAOTICO - BUONO
ARMA

 

"ROSA NERA" - STOCCO - +5 MAGIA

Nell’elsa argentea dello stocco è inserita, come in una teca di ghiaccio, una rosa nera,

mentre disegni elfici dalla fattura squisita ricoprono tutto il resto dell’elsa.

La lama è nera, vi sono incise frasi in elfico:

"Impara dalle sue azioni,

o stirpe maledetta:

verrà il tempo in cui anche tu brucerai!"

E’ un arma la cui lama si ricopre di ghiaccio.

 

OGGETTI (Max 3) - zaino

- borraccia

- ciondolo con una S elfica.
 

CAVALCATURA - ANIMALE DA COMPAGNIA
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DESCRIZIONE PG e ABBIGLIAMENTO

 

Anya è una mezz´elfa, dai capelli castani sempre raccolti in una coda e dagli occhi verde acqua che a volte assumono riflessi azzurri.

Il suo sguardo è assente, anche quando cerca di sedurre gli uomini è distaccata, e non bacia nessuno.

Nonostante la giovane età, i suoi occhi sono provati e sconsolati, come se nulla le interessasse più.

Di solito indossa abiti comodi ma attillati, non disprezzati per nulla dagli uomini. Strascina la gamba destra, che le causa ancora dolore, e che le cede a volte improvvisamente. Porta sempre con sé la sua spada, che, nonostante la menomazione riesce ancora a maneggiare bene, e al collo un pendente che reca la lettera ´s´ elfica.

 

STORIA

Anya Siannodel era una bella ragazza, dagli occhi verdi e dai capelli biondi: le piccole orecchie appuntite ne mostravano la nascita elfica, ma era stata allevata da un chierico di Lathander umano, Tulkas Delryn, e da sua moglie, Meliar.

Tuttavia c´era qualcosa in lei, qualcosa che la spingeva ad allontanarsi dalla sua famiglia per ricercare la famiglia che non aveva più.

Suo padre, un elfo di nome Calimon, le appariva sempre in sogno, o, almeno, era quello che lei asseriva da sempre.

Lentamente cominciò a passare più tempo davanti alla sua tomba che in casa, pregando incessantemente: si sentiva una straniera in quel posto, odiava Tulkas per il suo bisogno di mostrarsi sempre così affettuoso e paterno nei suoi confronti, e per le menzogne di cui ricamava la vita dell´elfo, facendone un eroe morto in battaglia.

Lei sapeva cos´era diventato suo padre, era diventato un vampiro, e sapeva anche com´era stato ucciso, dal suo migliore amico.
Solo una persona la tratteneva in quella famiglia, il suo fratellastro, Calimon, chiamato così in onore del padre della ragazza.

Anya adorava quel bambino, più piccolo di lei, era il suo migliore amico, da sempre, la seguiva sempre, anche quando lei andava a trovare suo padre, e
pregava con lei.
Fu quando Anya aveva 16 anni che conobbe il primo uomo che le scaldò il cuore: Uliar era un elfo, forse per questo si sentiva così attratta verso di lui.

Si innamorò di lui con ardore, devozione, pronta a fare di tutto per lui.

Lui la trattava come un´amante, e la prima volta che si unirono la chiamò sua sposa. Finalmente Anya si sentiva totalmente a casa, e il suo sorriso era raggiante e bello come un fiore di primavera.

I due si frequentarono per qualche tempo, ma quando Anya rimase incinta non gli disse nulla, non subito, perché troppo grande era la gioia che provava.

Non ne fece parola nemmeno con Calimon, anche se molto lasciò intendere, con gesti delicati e prudenti, e soprattutto a Tulkas, perché lui l’avrebbe idolatrata, l’avrebbe coccolata fino all’inverosimile, e lei non voleva che lo facesse.

No, anzi… decise in cuor suo di partorire lontano da casa, in modo che non la vedessero.
Un giorno, però, sentì parlare Uliar con un altro uomo: stavano progettando di mettere a ferro e a fuoco il tempio di Lathander di cui Tulkas era il capo, e lui aveva usato la “ragazzina” solo per giungere a lui.

Per Anya fu il crollo di ogni certezza, si sentì tradita, quasi uccisa da colui a cui aveva donato il cuore.
Ma non parlò, nulla disse ad Tulkas: fu Calimon a farlo, Calimon che seguiva sempre sua sorella. Mentre l´elfo stava per appiccare il fuoco al tempio centrale, Calimon gridò, Tulkas arrivò e li fermò.
L´elfo imprecò contro Anya accusandola di averlo tradito, ma lei rimase immobile, come gelata, perché non aveva detto nulla. Per ripicca, l´elfo la prese in ostaggio e la trascinò via, mentre lei non riusciva a muoversi e un solo pensiero occupava la sua mente, il suo bambino.
Tulkas e Calimon corsero per salvarla: l´elfo stava per colpire il ragazzo quando Anya si interpose tra il suo coltello e suo fratello.

 Il coltello le perforò la carne sulla schiena, danneggiandole alcuni dei nervi che collegano la schiena alle gambe.
L´elfo fu portato in giudizio davanti ai sommi sacerdoti e si uccise gridando il nome di Shar.
Anya rimase per giorni interi a letto, divorata dalla febbre e infiammata dal dolore.

 Il suo bambino non resse a quella sofferenza, e quando Anya si riuscì ad alzare, il suo ventre era piatto, e il sangue era sparso sul letto.

Non disse nulla, non pianse, non fiatò, anche quando notò che non aveva più la stessa mobilità alla gamba destra, la strascinava leggermente, e a volte le cedeva improvvisamente.
Aveva passato tutta la sua giovane vita come una guerriera, maneggiava benissimo la spada, ma ora cosa avrebbe potuto fare?

Non parlò a lungo tempo, chiusa in un dolore senza scampo, nemmeno con suo fratello parlava, rimaneva tutto il giorno ad allenarsi in cortile, cercando di
sormontare il dolore e di far reagire la gamba debole, e a malapena mangiava.

Cominciò a frequentare tutti gli uomini che le capitavano, si univa a loro come per dimenticare tutto, dicendo di essere libera e di voler morire così, mai incatenata dai vincoli di una famiglia né di un amore.

Ma tutte le volte che rimane sola, tutte le volte che combatte si chiede se la sua vita abbia un motivo di esistere, se lei abbia uno scopo… non lo sa più, non crede più in nulla, e l’odio per Tulkas è aumentato da quando lui ha compreso che lei aveva perso il bambino. Eppure, per quanto tenti, per quanto si illuda, mai riesce a
dimenticare quell’elfo così bello e così gentile, l’unico a cui avesse
donato il cuore, l’unico che lei avesse amato
"